Economia Collaborativa: tavola rotonda allo spazio Wunderkammer di Ferrara

Nella giornata di sabato 27 febbraio 2016, all’interno degli ex Magazzini del Sale sulla darsena di Ferrara, nella vivace cornice dello spazio Wunderkammer, si è tenuto un incontro, organizzato da Confcooperative, che aveva come obiettivo uno scambio di vedute sull’economia collaborativa, ottenendo una serie di apporti da parte di quegli operatori che fanno di questo “modello economico” la loro quotidianità d’impresa. Tra i presenti relatori anche la cooperativa Città della Cultura / Cultura della Città (CC/CC), che da anni si muove in territori economici ibridi tra modelli informali e formali producendo lavoro e cultura.

L’intervento di CC/CC puntava il dito sull’aggettivo “collaborativa” che di per sè non dovrebbe esistere in quanto- l’economia, per sua forma vitale, o si nutre di collaborazione o non è economia. Nessun soggetto produce economia solo con se stesso, la produce se si mette il rete con altri soggetti.

In questa direzione cc/cc ha voluto rimarcare ancora una volta che l’aspetto collaborativo, di cui tanto si parla e cui si anela, è venuto meno nella fascia mediana di contatto tra l’economia alta dei big players, dove si posizionano anche lo stato sociale e i grandi asset, e l’economia bassa vitale, dove si posizionano le piccole e medie imprese (innovative) che stanno nascendo e che vedono nella collaborazione quotidiana l’unica linfa vitale. La collaborazione è richiesta a causa della distanza e della marginalità creatasi tra alto e basso, lamentando una assenza di struttura intermedia che faccia da collante tra: strumenti, politiche, asset, piani industriali e mondo delle imprese.

Ma una seconda visione potrebbe essere compresa nel termine “collaborativa”: quella visione che introduce il tema dell’economia collaborativa come economia informale che oggi giorno struttura la modernità. Nell’ultimo report dell’UNESCO, datato dicembre 2015 e dedicato a Cultural Times e creative industries, si segnala che:”…spesso a causa dell’assenza di visioni ufficiali alternative, i consumatori culturali ritornano nell’economia informale (che non è pirateria o illegalità)…” pagg 28/29.

In questo senso cc/cc lavora, attraverso il proprio modello d’impresa, anche per far emergere, affinché si manifesti in maniera ufficiale, questo modello economico informale. L’emersione dell’informale gioverebbe a tutte le nuove e giovani imprese che lavorano su differenti drivers economici.

A tale proposito, cc/cc ha mostrato il proprio modello d’impresa e il conseguente processo di crescita per avvalorare 4 importanti punti:

  • lavorare per costruire un sistema economico sempre meno assistenziale e instabile (dunque debole);
  • lavorare per costruire un sistema economico più strutturante e performante quindi solido;
  • lavorare per costruire un sistema altamente produttivo in termini di ricchezza tangibile e intangibile;
  • lavorare per creare un sistema che rafforzi il lavoro stesso creando sia nuovi posti di lavoro sia nuovi lavoratori che oggi dovrebbero iniziare a confrontarsi con la classe dei nativi digitali.

CC/CC non solo opera nell’economia informale ma anche la sfrutta, considerandola come stagione di passaggio per sollecitare il ritorno di una economia matura basata su chiare politiche industriali dove la collaborazione (management verticale e orizzontale) ritorni a generare un modello economico solido.

Per fare ciò, CC/CC usa come campo d’azione LA CITTA’, IL TERRITORIO, i suoi abitanti le loro sacche di opportunità, convinti che, aumentando le chance culturali di un territorio e rendendolo dunque “abilitante”, si innalzi, in conseguenza, anche il livello culturale della collettività, la crescita dell’individuo e la ricchezza tangibile e intangibile del luogo.

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